Reboot: termine inglese che in informatica sta per "ri-avviare"; preso in prestito nel campo della scrittura – sia essa letteraria, cinematografica o per i videogiochi – con reboot si intende quel tipo di operazione tramite la quale gli autori creano un nuovo inizio per i personaggi di una serie o di una saga già esistente o esistita, talvolta modificando anche parzialmente o totalmente la storia originale.
Stiamo vivendo in un'epoca particolarmente nostalgica, dettaglio che non poteva certo sfuggire all'industria della serialità televisiva, la quale ha (giustamente) trovato in noi, fanatici delle serie tv molto prima che guardarle fosse cool, un bersaglio sin troppo facile. Per questo – ma forse anche per un po' di mancanza di nuove buone idee – ci è stato proposto un reboot dopo l'altro, nel quale siamo cascati con tutte le scarpe pur sapendo che spesso sarebbe stata un'esperienza dolorosa.
L'idea di fare dell'ironia su questo fenomeno, allora, proponendo una serie ambientata proprio sul set di un reboot – quello di una sit-com cult di pura invenzione, intitolata Step Right Up –mi pare una mossa astuta. E quando la firma è quella di Steve Levitan, co-creatore di Modern Family, le aspettative non possono che toccare vette altissime.
Disponibile su Disney+ a partire dal due novembre, Reboot farà la gioia di chiunque ami la meta-narrativa o, in questo caso, la meta-tv. E' infatti ambientata tra gli studi di Hulu, colosso dello streaming on demand statunitense, set hollywoodiani e la cosiddetta writers room, ovvero la stanza in cui si radunano attorno ad un tavolo gli autori che collaborano alla scrittura degli episodi di una serie. Citazioni e riferimenti diretti a tantissimi altri prodotti del mondo della serialità faranno gongolare gli appassionati in grado di coglierle, e c'è persino una divertentissima stilettata, colma al contempo di affetto e rivalità, a Chuck Lorre, autore di innumerevoli sit-com di grandissimo successo (da Dharma & Greg a The Big Bang Theory, per intenderci). Elementi, questi, che contribuiscono a creare la percezione che tutto ciò che accade in Reboot sia contestualizzato nel vero ambiente della serialità hollywoodiana, e che guardandola si stia proprio assistendo al making of di una sit-com televisiva.Tutto ha inizio con Hannah, interpretata da una bravissima Rachel Bloom (Crazy Ex-Girlfriends), una sceneggiatrice sulla trentina che ha raggiunto un discreto successo nel campo indie con lavori originali ed un po' trasgressivi. E' proprio per questo che negli studi di Hulu sono interessati a sentire qualche sua idea, ma tutto si sarebbero aspettati fuorché la proposta di un reboot di Step Right Up, semplicissima sit-com per famiglie dei primi anni duemila. Hannah combatte la perplessità del direttore e dei suoi sottoposti illustrando la lettura che le darebbe, infondendo maggiore spessore alle storie dei personaggi ed adattandola alla contemporaneità.
Ottenuto l'okay dai vertici di Hulu, viene richiamato il cast originale, ed è doveroso sottolineare che si tratta di quattro attori che non si incontrano da ormai moltissimi anni, e che nel mentre avevano preso strade ben lontane l'una dall'altra. Reed (Keegan-Michael Key) è considerato responsabile per la fine di Step Right Up, poiché ai tempi aveva abbandonato la serie per perseguire una brillante carriera cinematografica che, neanche a dirlo, non è mai decollata. Bree (Judy Greer) aveva finito chissà come con lo sposare il duca di una sperduta cittadina norvegese, facendo del suo meglio per calarsi nel ruolo di moglie e duchessa, restando però un pesce fuor d'acqua nel nuovo ambiente ed anche all'interno dell'improbabile matrimonio. Clay (Johnny Knoxville) aveva diviso il suo tempo tra arresti per le ragioni più disparate e la stand up comedy, mentre Zack (Calum Worthy), bambino all'epoca della serie originale, aveva proseguito la sua carriera nell'industria dei film di serie B per teenager, diventando un idolo delle adolescenti.
Oltre al cast, come di solito accade in queste circostanze, viene chiamato all'appello anche il creatore originale di Step Right Up, Gordon, interpretato da Paul Reiser. La collaborazione forzata – e da lei non prevista – tra Hannah e Gordon, che non sono esattamente due estranei, creerà non poche difficoltà, e darà luogo a quella che forse per me è la parte più riuscita della serie: quella ambientata nella writers room, dove entrambi hanno portato i propri autori ed autrici di fiducia, interpretati da volti noti ed amati della commedia. Lo scontro generazionale tra la vecchia guardia a proprio agio in una comicità scorretta e potenzialmente offensiva, e gli autori emergenti sensibili al politically correct ed all'inclusività, viene raccontato con brillante ironia, alleggerendo una tematica sensibile dei nostri giorni ed affrontandola con grande intelligenza.
Otto episodi da circa mezz'ora ciascuno, che si fanno guardare uno dopo l'altro bruciandosi in men che non si dica questa prima stagione. Io sono una grande fan della meta-narrativa, sono una fan di Levitan, e se Reboot per il momento non ha raggiunto le vette che speravo credo sia dovuto soltanto ai pochi episodi che compongono questa prima stagione. Le dinamiche tra i personaggi, l'evoluzione dei loro rapporti, lo sviluppo delle storylines individuali necessitano di più tempo per essere sviscerate a dovere, motivo per cui non ci resta che sperare in una seconda stagione. Un inizio però promettente e con molto potenziale.
Ad un giorno di distanza, ovvero il tre novembre, Netflix risponde con un'altra nuova sit-com che non potrà non destare curiosità. Si tratta di Blockbuster, una nuova workplace comedy creata da una maestra del genere, ovvero Vanessa Ramos, già autrice di Brooklyn Nine-Nine e Superstore. Stavolta il posto di lavoro è un videonoleggio, l'ultimo Blockbuster rimasto aperto al mondo. Idea interessante, che s'ispira ad un fatto reale: la catena Blockbuster dichiarò fallimento nel 2010, e nel corso degli anni successivi tutti i punti vendita dentro e fuori gli Stati Uniti vennero gradualmente chiusi. Nel 2019 ne resisteva soltanto uno, in una cittadina dell'Oregon con non più di cento abitanti.![]() |
Carlos & Hannah |
Due serie perfette per la pausa pranzo, insomma, o per una pausa caffè che non sia di corsa. Se anche tu le hai già guardate o il mio post ti ha incuriosito a premere play, mi farebbe un sacco piacere chiacchierarne nei commenti.
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